La partita del secolo by Nando Dalla Chiesa

La partita del secolo by Nando Dalla Chiesa

autore:Nando Dalla Chiesa [Chiesa, Nando Dalla]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Solferino
pubblicato: 2020-06-12T22:00:00+00:00


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E fu Rivera

In principio fu Alessandria. Sì, perché la storia della partita che stiamo raccontando ha avuto alla fine un eroe. Un eroe che più simbolico non si poteva. Dell’Italia come era, nel senso di Paese. Dell’Italia come era, nel senso di squadra. Della generazione di calciatori che la storia e il destino avevano riunito a Città del Messico quella notte. Dei sentimenti che l’incontro con la Germania aveva fino a quel momento tempestosamente suscitato e di quelli che ancor più tempestosamente avrebbe suscitato di lì a poco. Anche del significato che avrebbe acquistato la partita nei giorni e negli anni successivi. Quest’eroe, lo sanno tutti, fu Gianni Rivera.

Gianni Rivera l’asso rossonero, Gianni Rivera il golden boy, Gianni Rivera “nato a Betlemme”, Gianni Rivera l’abatino. Adorato e criticato. In ogni caso uno dei campioni che più hanno contribuito a fare la storia del calcio italiano. E che appunto ebbe, all’inizio della propria parabola calcistica, una casa e una strada di Alessandria. Da cui ripartiremo. Nacque nell’agosto del ’43 nella città sul Tanaro destinato a essere, con Fausto Coppi, la più illustre personalità del secolo di quella provincia opaca. Il padre Teresio, un ex contadino, aveva abbandonato le scarse risorse della terra in cerca di fortuna nelle officine di città. Si era messo a fare il fabbro. Poi era diventato ferroviere, operaio di prima, addetto alle motrici. La madre Edera lavorava invece come sarta ed era apprezzatissima in cucina, avendo imparato l’arte della gastronomia da un padre che faceva l’oste a San Bartolomeo. Una famiglia operaio-artigiana, insomma, con il gusto del fare, un certo senso della disciplina e della solidarietà, una concezione saldamente tradizionale della vita e della morale. Tipica espressione della più tipica famiglia dell’Italia del dopoguerra.

Nel suo Reportage sul Dio Pier Paolo Pasolini assunse l’ambiente sociale di origine del Gianni a parametro della nuova Italia timorata e per bene. «Potresti avere come campione, mettiamo, l’ala destra della Roma, Orlando», spiegava al suo anonimo interlocutore, «ma potresti anche prendere a modello Rivera: tutto un altro genere. Ragazzo di borghesia contadina e provinciale. I compagni che parlano in veneto; educati in piazzette che consentono alle madri e al cappellano di non perderli di vista se non quando vanno nei prati lungo il fiume (Brenta!), con le loro dignitose camicie, i puri calzoni grigi degli operaietti, degli studentelli veneti (alti di statura), già pieni di rispetto reciproco, e con l’idea del lavoro e della carriera, che è come una seconda natura (così che le raccomandazioni dei padri e delle madri riguardano solo dei casi particolari, delle piccole spavalderie di gioventù). Il moralismo come colore dei capelli; specie dove sono bene tosati, alla tedesca, sulla “cadoppa”, e il lungo ciuffo liscio, d’un oro un po’ scolorito. Insomma, veditela tu. Certo, non sarebbe facile trovare dei punti deboli in un tipo simile, dalla “forma” anche abbastanza continua, fra l’altro, e dalla pulizia altrettanto continua dei rapporti con l’allenatore. Potrebbe servirti, però,» continuava Pasolini «a immettere nello “squallore come dimensione del mondo” uno squarcio di



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